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7 marzo 2015
Grazie al "quantitative easing" di Draghi
cellulari e smartphone ci costano di più

Il provvedimento del "quantitative easing" voluto dalla BCE di Mario Draghi è appena entrato in funzione ma gli effetti si fanno sentire già da diversi giorni, con l'Euro che continua a perdere terreno sul dollaro e sulle principali valute straniere. La stampa unanime saluta questa conseguenza come salutare per le esportazioni, ma quali effetti reali avrà sulle tasche dei consumatori? Semplice: tutto quello che viene importato ci costerà di più (come se non bastasse l'IVA al 22% che minaccia di crescere ancora).

Non solo i nostri amati chinafonini, ma anche qualunque cellulare, smartphone, tablet e dispositivo digitale in genere subirà una costante impennata dei prezzi. Chi acquista dall'estero, come noi appassionati di tecnologia cinese, se ne è già accorto, ma anche chi compra in negozio sul suolo italiano è destinato a subire questa sorta di inflazione indotta, perchè tutti i terminali informatici, anche quelli con marchio europeo ed italiano, sono in realtà prodotti in Asia e solo redistribuiti presso di noi.

Naturalmente non è questo il contesto adatto ad analizzare una manovra economica internazionale e non ho la presunzione di comprenderne appieno le motivazioni ma le perplessità su tale provvedimento non sono motivate solo dai nostri limitati interessi di acquirenti esterofili. L'enorme quantità di denaro immessa sul mercato europeo, infatti, non finirà in alcun modo nelle tasche dei cittadini o nelle casse delle istituzioni, ma (che strano) finirà nelle mani dei vari istituti bancari nazionali con la prospettiva (o miraggio?) che questi riprendano così a concedere prestiti e mutui ad aziende e privati.

Insomma, per farla breve, in nome di un possibile (ma tutt'altro che probabile) vantaggio futuro, si applica una misura che sta invece avendo fin da subito effetti deleteri sulle già provate tasche dei consumatori italiani ed europei.

Paolo Tortora
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